"L'Arte come Patria" in Mario
Mazzella
All'improvviso,
uno scopre - o, meglio ancora, conferma - qualcosa che sempre aveva intuito:
l'arte come patria. E, nel mio caso, come patria mediterranea. Luce, colori,
linee, forme, sentimento di esaltazione, vitalità esuberante, storia,
sensualità, cultura, invece, dei vincoli giuridici storici ed affettivi che
ordinano come nazione la terra dove si nasce.
Perché noi mediterranei non nasciamo in un luogo, città o paese, nasciamo in un sentimento, in una sensazione, in una cultura, in una forma di essere, in una filosofia che non ha più legge che quella dell'anima che, colma di sensualità, di creatività e di colori, dà vita ad un'arte di forme e di luci, che sentiamo - più che comprendiamo - e con la quale vibriamo perché è la nostra, la manifestazione esterna della nostra vita, della nostra patria.
E, così, è indifferente dipingere in Almeria - come facevano "Los Indalianos" (gruppo di pittori spagnoli, creato in Almeria, nel 1945 da Jesùs de Perceval, n.d.t.) - che in Alessandria, noi Cicladi o in Ischia, come fa Mario Mazzella: la patria sempre è la stessa.
Chi è Mario Mazzella?
Un uomo semplice, discreto, magro, di età indeterminata, che non richiamerebbe la nostra attenzione se non fosse perché, da quel corpo così asciutto, scaturisce una incontenibile - ed incontenuta - ricchezza di sensazioni che, grazie alla capacità delle sue mani per dare forma a quello che sente la sua anima, si trasforma in arte. Mario Mazzella potrebbe essere benissimo fratello di Perceval, di Canades, o di Carmita Pinteno, che considero i più autentici depositari dello spirito fondazionale del "Movimento Indaliano", intesa come rivoluzione pittorica di avanguardia, di esaltazione della forma e del colore, di fronte al falso accademismo ellenizzante - il Neoclassico - dell'Europa colta, perché il mondo classico è quello del pescatore, quello del contadino, in contatto diretto con questo mare: il Mare della Cultura, il Mare di Ulisse, il Mare della civiltà, definitivamente il Mare Nostrum, di tutti noi, tagliati per la sua luce viva, definitrice, tagliente, che non lascia spazio al diffuso, all'incerto ed al vago. Noi mediterranei, siamo figli della luce.
La luce è l'elemento classico, di fronte alle ombre del Nord. E, se la luce non può essere dipinta, essa però può essere vista: nel mediterraneo, sempre azzurro e bianco, quello che sorprende nell'isola Verde - si che è possibile dipingere i suoi differenti stati d'animo, le sue forme e, anche - ed è la verità definitiva dell'Arte mediterranea - i gesti con i quali ci parlano queste forme.
Ed in questa lotta per esprimere il gesto della forma, per fare da interprete delle forme, Mazzella, quasi come un dio, colloca mondi, forme, colori, linee; e si confronta con l'uomo, con la sua saggezza, con i suoi dolori... Tutto sta in funzione dell'uomo, ed il resto è l'ambiente dove vive l'uomo. Da qui, quindi, che, nei suoi quadri, capta la vita più che la realtà, semplicemente, perché non si può copiare quello che si va a creare; da qui che dipinga mare, fino ad avvertire odori; che dipinga l'uomo fino a che parli l'uomo.
E come lo fa? Con la filosofia della semplicità, della sincerità, del tratto apparentemente semplice e categorico della curva sensuale (pescatrice, donne massicce, cupole, barche, onde) accentuata, se possibile, per i pochi tratti retti, il ché produce un equilibrio fra il sentimento, la luce e la forma, e non altro che questo è l'anima mediterranea: un campo vergine, con fertilità propizia alla nascita. E, lì nella sua piccola Isola Verde e quasi vergine - nonostante tutto - Mazzella sente e dipinge il battito della vita con la tecnica del "l'aspira e rigetta" - quando concretizza in ogni quadro quella formulazione astratta e meravigliosa del Mediterraneo - la luce - in una ordinazione geometrica delle forme più che in una combinazione fredda dei colori, perché il colore, alla fine non è altro che l'epidermide della forma: la buccia con la quale, al pelarla leviamo il colore alla mela.
Mazzella in ogni quadro infonde la realtà concreta l'astratto. E se Kant disse: "io non ho visto l'uomo, soli uomini", che altro, se non una creatura, è ogni quadro? E che, se non uomini - o quadri - autentici ed in sintonia nel modo di vivere; autentici nell'affermare che l'arte e la vita sono due termini che non si potrebbero separare mai, che non si può vivere in un modo e dipingere in un altro; autentici nel vivere e dipingere con uguale senso e con le stesse forme, ad ogni riva del Mediterraneo, sono una patria?
A me, logicamente, mi emozionò scoprire l'arte ed il Mediterraneo come patria.
Perché noi mediterranei non nasciamo in un luogo, città o paese, nasciamo in un sentimento, in una sensazione, in una cultura, in una forma di essere, in una filosofia che non ha più legge che quella dell'anima che, colma di sensualità, di creatività e di colori, dà vita ad un'arte di forme e di luci, che sentiamo - più che comprendiamo - e con la quale vibriamo perché è la nostra, la manifestazione esterna della nostra vita, della nostra patria.
E, così, è indifferente dipingere in Almeria - come facevano "Los Indalianos" (gruppo di pittori spagnoli, creato in Almeria, nel 1945 da Jesùs de Perceval, n.d.t.) - che in Alessandria, noi Cicladi o in Ischia, come fa Mario Mazzella: la patria sempre è la stessa.
Chi è Mario Mazzella?
Un uomo semplice, discreto, magro, di età indeterminata, che non richiamerebbe la nostra attenzione se non fosse perché, da quel corpo così asciutto, scaturisce una incontenibile - ed incontenuta - ricchezza di sensazioni che, grazie alla capacità delle sue mani per dare forma a quello che sente la sua anima, si trasforma in arte. Mario Mazzella potrebbe essere benissimo fratello di Perceval, di Canades, o di Carmita Pinteno, che considero i più autentici depositari dello spirito fondazionale del "Movimento Indaliano", intesa come rivoluzione pittorica di avanguardia, di esaltazione della forma e del colore, di fronte al falso accademismo ellenizzante - il Neoclassico - dell'Europa colta, perché il mondo classico è quello del pescatore, quello del contadino, in contatto diretto con questo mare: il Mare della Cultura, il Mare di Ulisse, il Mare della civiltà, definitivamente il Mare Nostrum, di tutti noi, tagliati per la sua luce viva, definitrice, tagliente, che non lascia spazio al diffuso, all'incerto ed al vago. Noi mediterranei, siamo figli della luce.
La luce è l'elemento classico, di fronte alle ombre del Nord. E, se la luce non può essere dipinta, essa però può essere vista: nel mediterraneo, sempre azzurro e bianco, quello che sorprende nell'isola Verde - si che è possibile dipingere i suoi differenti stati d'animo, le sue forme e, anche - ed è la verità definitiva dell'Arte mediterranea - i gesti con i quali ci parlano queste forme.
Ed in questa lotta per esprimere il gesto della forma, per fare da interprete delle forme, Mazzella, quasi come un dio, colloca mondi, forme, colori, linee; e si confronta con l'uomo, con la sua saggezza, con i suoi dolori... Tutto sta in funzione dell'uomo, ed il resto è l'ambiente dove vive l'uomo. Da qui, quindi, che, nei suoi quadri, capta la vita più che la realtà, semplicemente, perché non si può copiare quello che si va a creare; da qui che dipinga mare, fino ad avvertire odori; che dipinga l'uomo fino a che parli l'uomo.
E come lo fa? Con la filosofia della semplicità, della sincerità, del tratto apparentemente semplice e categorico della curva sensuale (pescatrice, donne massicce, cupole, barche, onde) accentuata, se possibile, per i pochi tratti retti, il ché produce un equilibrio fra il sentimento, la luce e la forma, e non altro che questo è l'anima mediterranea: un campo vergine, con fertilità propizia alla nascita. E, lì nella sua piccola Isola Verde e quasi vergine - nonostante tutto - Mazzella sente e dipinge il battito della vita con la tecnica del "l'aspira e rigetta" - quando concretizza in ogni quadro quella formulazione astratta e meravigliosa del Mediterraneo - la luce - in una ordinazione geometrica delle forme più che in una combinazione fredda dei colori, perché il colore, alla fine non è altro che l'epidermide della forma: la buccia con la quale, al pelarla leviamo il colore alla mela.
Mazzella in ogni quadro infonde la realtà concreta l'astratto. E se Kant disse: "io non ho visto l'uomo, soli uomini", che altro, se non una creatura, è ogni quadro? E che, se non uomini - o quadri - autentici ed in sintonia nel modo di vivere; autentici nell'affermare che l'arte e la vita sono due termini che non si potrebbero separare mai, che non si può vivere in un modo e dipingere in un altro; autentici nel vivere e dipingere con uguale senso e con le stesse forme, ad ogni riva del Mediterraneo, sono una patria?
A me, logicamente, mi emozionò scoprire l'arte ed il Mediterraneo come patria.
Fauso Romero (MIURA)
dal Giornale "IDEAL" di Andalucia (Spagna)
dal Giornale "IDEAL" di Andalucia (Spagna)
STUDIO D'ARTE di Mario Mazzella
Piazza Luigi Mazzella, 94 - 80070 ISCHIA PONTE (Napoli) - Italia
Telefono 081.99.32.44
Piazza Luigi Mazzella, 94 - 80070 ISCHIA PONTE (Napoli) - Italia
Telefono 081.99.32.44
BIO-BIBLIOGRAFIA
Mario Mazzella nasce ad Ischia (NA) nel 1923.
Pittore professionista
All'età di tredici anni apprende le prime nozioni presso lo
studio del pittore rumeno John Pletos, morto ad Ischia nel 1938.
1940 dà inizio agli studi al liceo artistico di Napoli, sotto
la direzione del maestro Emilio Notte.
1944/1945 insegna Storia dell'Arte presso la sezione del Regio
Liceo classico, "Umberto I" di Napoli distaccata in Ischia durante
tutto l'anno scolastico.
Dal 1947 partecipa alla vita artistica nazionale ed
internazionale, con mostre personali, presenze in collettive e rassegne.
Espone nelle principali città italiane: Napoli, Roma,
Firenze, Milano. In Europa e negli Stati Uniti d'America: Zurigo, Ginevra,
Malta, Banberg, Norimberga, Berlino, Bonn, Strasburgo, Luxemburg, Dubrovnik,
Siviglia, Marseille, Londra, Parigi, New York e Tokyo.
Ottiene premi e riconoscimenti di rilievo, tra cui: nomina a
Cavaliere della Repubblica, per meriti professionali. Professore d'arte "H.C"
(honoris causa) dell'istituto d'Arte "G. Morandi" di Fidenza.
Vari critici, scrittori, giornalisti e amici dell'Arte hanno
scritto del suo lavoro: M. Stefanile, B. Passarin, E. Ranucci, C. Barbieri, A.
Schettini E.K. Koberwitz, G. Mandel, S. Krauthenko, R.M. De Angelis, F. Perche,
C. Valmante, H. Weiss, R. Franchini, E. Giuffredi, A. Garise, F. Legrottaglie,
A. Ovino, T. Tagliabue, M. Miserocchi, F. Cimara, D. Rea, E. Malagoli, N.
D'Antonio, S. Isolabella, P. Pomilio, L. Piroli, Fausto Romero-Miura, I. Marino,
T. Della Vecchia.
Recensito da molti quotidiani, riviste e in moltissimi volumi
d'arte: dal Quadrato al Comanducci al Bolaffi, l'Enciclopedia Universale della
Pittura Moderna. Ediz. SEDA e l'Archivio Storico degli Artisti Italiani del 900
- Volumi 10 - Istituto Editoriale d'Arte S.R.L. Milano.
Personaggi del mondo politico, dello spettacolo,
professionisti, nazionali ed internazionali, Pinacoteche, Enti culturali
collezionano sue opere.
Il materiale biocritico su M. Mazzella si trova presso
l'archivio per l'arte del Novecento di Firenze, l'archivio Biografico e Storico
artisti italiani contemporanei della Galleria Nazionale d'arte Moderna e
Contemporanea in Roma, e l'archivio Storico delle Arti Contemporanee della
Biennale di Venezia.
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